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martedì 08 maggio 2012 |
Dramma liturgico in XIV stazioni
drammaturgia: Salvatore Smedile regia: Alberto Valente coreografia: Erika Di Crescenzo in scena: Erika Di Crescenzo
Santa Smarrita è uno studio sul femminile attraverso tre punti di vista: danzatrice, regista e drammaturgo. Erika Di Crescenzo, Alberto Valente e Salvatore Smedile lavorano insieme da più di dieci anni e in quest’ultimo progetto hanno ampliato la loro ricerca su testo, fisicità della danza e vocalità, dando vita a un lavoro che, raccontando perdizione e anelito al sacro, invita a un teatro rituale e di autentico incontro con il pubblico. Lo spettacolo, preceduto da una lunga fase teorica, grafica e concettuale, viene introdotto da una via crucis di 14 stazioni di parole-simbolo: Limine, Ombra, Calura, Confini, Cilicio, Selva, Verbo, Signore, Digiuno, Notte, Amore, Labirinto, Canto, Aldilà.
Ad esse corrispondono 14 disegni e 14 incipit di poesie che verranno lette durante la performance, mentre la danzatrice si muoverà e si perderà all’interno di 14 proiezioni di figure boschive. Il tutto all’insegna di connessioni e dedali che si intersecano: la voce che insegue e sostiene il corpo della danzatrice; la danza tra i chiaroscuri e le ombre della selva proiettata; la via crucis che con i suoi simboli figurativi e di parola introduce a livelli ulteriori di significato; il testo che si rincorre e si intreccia con più stili. In Santa Smarrita l’apparente, la Santa che si esibisce, scompare. Non è forse questo lo scopo della danza ? Quello che lo spettatore vede e sente non è che la parte terminale di un nucleo semantico che precede la scena, nel pieno spirito urzene (ur: “ciò che sta prima” e zene “scena”). |
Ultimo aggiornamento ( martedì 08 maggio 2012 )
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